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L’approccio corretto alla fotografia di interni

Gli interni di un edificio commerciale, privato o pubblico creano un’atmosfera spesso unica, e coloro che li frequentano – anche per la prima volta – riescono a percepire e a ricollegare indissolubilmente a quel luogo. Il fotografo di interni deve essere in grado di lasciarsi permeare da quell’atmosfera, e dedicarsi al difficile compito di ritrasmettere quelle sensazioni nel web o sulla carta stampata.

L’umiltà: qualità indispensabile di un buon interior photographer

Contrariamente a un fotografo ritrattista, specialmente di fotografia fashion o fotografia di matrimonio, un fotografo di interni deve essere umile, e più che “eccitare” i propri soggetti spesso deve renderli presentabili, mettendo ordine nell’ambiente da riprendere, un triplice tipo di ordine:

  1. togliere gli elementi di disturbo
  2. sistemare gli elementi per fare composizione
  3. pulire se necessario eventuali parti importanti della scena

Prima ancora di togliere la macchina fotografica dalla borsa il fotografo dovrebbe espletare i compiti sopra indicati. Anzi, mettere la macchina sul cavalletto prima di aver messo ordine nella scena lo trovo addirittura controproducente, perché potrebbe portare distrazione e far considerare il lavoro di ripulitura una cosa da due minuti che “solo l’occhio esperto del fotografo sa fare”.

Invece la messa in ordine del set di ripresa è altrettanto importante quanto il servizio stesso. Un set “pulito” produce foto di gran lunga migliori di uno “così come il cliente me lo ha fatto trovare”.

Elementi di disturbo

Dicevamo dunque che la prima regola è rimuovere dall’inquadratura (meglio ancora se dall’intero set) gli elementi di disturbo, vale a dire tutti gli oggetti (minuscoli, piccoli o grandi) che non aggiungono niente alla scena. Questi oggetti si trovano lì per abitudine di chi vive quello spazio, e se prima del servizio dirai al committente “Togli dagli ambienti tutto quello che non serve“, spesso non sortirà grandi risultati, in quanto egli / ella considera normale avere tali elementi attorno a sé e non li considererà elementi di disturbo.

Dovrà essere quindi il fotografo a togliere tutto quello che non serve, magari incaricando altre persone di maneggiare oggetti fragili o preziosi, per evitare complicazioni. Tra i più frequenti elementi di disturbo sulla scena troviamo:

  • Scatole vuote o piene, di varie misure (dal pacchetto di sigarette al cartone da imballo magari accantonato in un angolo)
  • Attaccapanni carichi di giacche, giubbotti e soprabiti
  • Portaombrelli con o senza ombrelli
  • Piante che hanno visto giorni migliori, o troppo piccole per essere di qualsiasi decoro
  • Borse, cartelle, valigette non direttamente attive nella scena
  • Computer fissi o portatili non particolarmente decorativi, specialmente con la loro selva di cavi
  • Calcolatrici di vecchio stile magari con un lungo lembo di di carta usata che spunta dietro
  • Lampade da tavolo non particolarmente attraenti
  • Pile di fogli di lavoro che ingombrano la scrivania
  • Fasci di riviste o giornali ammassati su tavoli o ripiani di mobili
  • Piccoli oggetti come portachiavi, penne sparse, post-it e appunti vari, telecomandi TV, condizionatore e quant’altro
  • Sedie in sovrannumero portate da altre stanze
  • Cestini per la carta
  • Quadri storti (basta raddrizzarli!)
  • Qualsiasi altra cosa non abbia un ruolo attivo nell’inquadratura e nell’espressione dello spirito dell’Ambiente

Le migliori fotografie di stanze, saloni e uffici mostrano solo quello che serve veramente per creare l’atmosfera. Quello che non serve (e che si può  togliere senza dover chiamare il muratore) rischia soltanto di distrarre l’attenzione dagli elementi architettonici o stilistici dell’Ambiente.

Tutto questo farà inorridire il vostro cliente, che però si ricrederà quando gli mostrerete la foto del suo ufficio ripulito da tutto ciò.

Fare composizione

Si può partire cercando di allineare gli oggetti tra loro ancora prima di prendere la macchina fotografica.

  • I tavoli devono essere allineati ai tappeti e quando possibile ben centrati.
  • Le sedie devono essere allineate ai tavoli e tra loro, specie nel caso di sale ristorante.
  • Gli oggetti sui tavoli e sui mobili devono essere pure allineati e centrati nei rispettivi spazi, nel caso non lo siano, e dobbiamo fare in modo che non siano spostati troppo indietro, per evitare che i vari ripiani li taglino parzialmente in basso nell’inquadratura.
  • Le tende devono essere completamente chiuse o aperte.
  • Le finestre normalmente sono chiuse, facendo attenzione a ché le maniglie siano in posizione verticale, cioè di piena chiusura.
  • Fare attenzione agli avvolgibili, se ci sono, e aprirli tutti completamente nel caso le tende siano aperte.
  • La porta (o le porte) della stanza che sono inquadrate devono essere completamente chiuse, e non accostate.
  • Le porte possono essere anche semiaperte, per dare un senso di dinamicità alla scena e allo stesso tempo mostrarne la struttura se decorativamente interessante.
  • In caso di porte semiaperte, nell’altra stanza le luci dovrebbero essere accese per indicare un ambiente vissuto e dinamico.
  • Le pieghe dei tappeti devono essere assolutamente spianate. Nel caso invece diano un tono alla composizione, se possibile dovrebbero essere accentuate da una luce radente
  • Tutte le luci della stanza devono essere accese, anche di giorno. Questa non è una regola ferrea, soprattutto negli ambienti moderni illuminati da vetrate a parete, ma è comunque triste vedere in una foto una o più lampade, lampadine o lampadari spenti.
  • Evitare il più possibile di inquadrare divani, poltrone o mobili dal retro quando essi occupano una buona parte dell’inquadratura senza aggiungere niente di particolarmente interessante.
  • Evitare di allineare gli oggetti in modo particolarmente geometrico su tavoli, mobili o scrivanie, quando gli oggetti in questione sono di uso quotidiano, e non messi in quella posizione per fare decoro come se fossero soprammobili.
  • Attenzione alle lampade a piantana classiche posizionate troppo vicino se non accanto alla parete: una volta accese proiettano un cono di luce netto che parte proprio da sopra e da sotto il paralume. E’ sufficiente spostarle leggermente per ottenere un effetto più morbido e meno vistoso.

Il modo in cui si sistema la stanza prima di traguardarla nel mirino della nostra fotocamera può non essere quello più giusto prima dello scatto, e dobbiamo essere pronti a fare piccole o grandi variazioni. Questo perché i nostri occhi vedono gli oggetti e le varie distanze che li dividono tra loro secondo diverse prospettive e angolazioni e soprattutto in tre dimensioni,  ma la macchina fotografica ce li riproporrà su un unico piano bidimensionale, dove le distanze e le proporzioni tra gli oggetti variano e anche di molto a seconda della lunghezza focale dell’obiettivo usato, della distanza tra obiettivo e gli oggetti (quelli più vicini e più lontani), dell’angolo di ripresa e dell’altezza della fotocamera da terra.

In certi casi potremmo dover spostare sedie, poltrone o suppellettili vari per evitare che si coprano tra loro o vengano inquadrati con una angolazione scorretta. In altri casi, riprendendo la scena da un’angolazione diversa, potremmo dover rimuovere del tutto uno o più di questi oggetti.

Anche in questo caso tutto sembrerà strano al cliente, che però commenterà sicuramente la foto con un “Ohhh!” quando gliela mostrerete con la composizione che gli avrete imposto voi.

Pulire se necessario

E’ sempre buona norma chiedere gentilmente al cliente che faccia trovare più puliti possibile i locali che dovranno essere fotografati. Non sempre ci si può aspettare che vengano puliti ad esempio i vetri delle finestre, specie sul lato esterno, e questo è comprensibile, ma comunque il committente deve sapere che più si impegnerà a mettere ordine e pulizia nei suoi Ambienti, più noi saremo in grado di ritrarglieli più belli.

Vi sono però situazioni in cui il cliente non riuscirà – anche volendo – a far ripulire tutto il set, magari nelle sue parti più nascoste. Prendiamo l’esempio di un vetro interno o una superficie riflettente sulla quale possano esservi della leggera polvere o qualche ditata. Ciò può essere invisibile a cose normali, ma dalla presa con una certa angolazione tutto può rivelarsi e declassare la foto. A volte il semplice raggio di sole esterno che accarezza una superficie, invece che dare un effetto luce particolare può mettere in evidenza qualche traccia di polvere o sporco.

In tal caso, dato che il fotografo è a conoscenza di tutto ciò, non deve esimersi dal rimboccarsi le maniche e chiedere uno straccio per dare gli ultimi tocchi qua e là, senza aspettare che lo faccia qualcun altro.

Anche in questo caso sarà il risultato finale a dare ragione al fotografo, e ad aumentare il valore delle foto che consegnerà al cliente.

Quindi, il fotografo deve sempre chiedere di trovare gli Ambienti da fotografare più puliti possibile, possibilmente il giorno prima o meglio ancora poche ore prima (e non con una settimana di anticipo, che darebbe modo alla polvere di riformarsi), ma non dovrebbe sottrarsi al dovere di dare gli ultimi ritocchi laddove questo si mostrasse necessario.