Cos’è un elemento di disturbo in una foto?
E’ un qualsiasi oggetto o soggetto ripreso nell’inquadratura che disturba la composizione e in piccola o grande misura distrae l’attenzione di chi osserva la foto.
Chi nota gli elementi di disturbo?
In genere il fotografo che ha scattato la foto, se è un fotografo scrupoloso, e gli altri fotografi o fotoamatori degni di questo nome.
Chi non li nota?
In genere chiunque non scatta foto o non sia in qualche modo appassionato di fotografia o di pittura.
Parliamo degli elementi di disturbo
Il fotografo che voglia scattare delle belle foto, sia ad uso personale che professionale, deve dedicare una grande cura all’inquadratura, poiché essa influisce molto sulla resa finale. Tuttavia, per quanto scrupoloso egli possa essere nel comporre la foto, spesso ci sono elementi “che non ci dovrebbero stare“, oppure che “se non ci fossero sarebbe meglio“.
Il fotografo farà ricorso a tutta la sua esperienza per cercare di modificare l’inquadratura ed evitarli, ma non sempre sarà possibile. Allora potrà decidere di:
- Non scattare la foto;
- Scattare la foto con l’intento di rimuovere gli elementi di disturbo in postproduzione;
- Scattare la foto pur sapendo che la postproduzione non portà aiutare più di tanto.
In quali generi fotografici si incontrano più frequentemente gli elementi di disturbo?
Li troviamo con maggiore frequenza nella fotografia di paesaggio. Fanno la loro bella comparsa anche nella “street photography” (anche se qui chi presenta la foto sembra non notarli affatto…) e nel ritratto ambientato (quello senza pretese). Sono quasi inaccettabili nella fotografia di architettura mentre possono essere compresi nella fotografia sportiva o in quella di reportage e giornalistica.
Quanto pesano nella foto?
Tanto più la foto è “importante”, tanto peggiori e inaccettabili sono gli elementi di disturbo. Se sono accettabili nella foto di un principiante non lo sono affatto in quella di un fotoamatore evoluto e tantomeno di un professionista.
Quali sono i principali elementi di disturbo?
Ce ne sono tantissimi, da quelli più piccoli a quelli particolarmente invadenti. Vediamone alcuni:
- Pali della luce con relativi fili;
- Cassonetti dell’immondizia e della raccolta differenziata;
- Auto parcheggiate;
- Transenne e ponteggi;
- Lavori in corso;
- Rifiuti (sia isolati che in cumuli);
- Cartelloni pubblicitari;
- Insegne particolarmente invadenti (e di gusto discutibile);
- Cabine elettriche o telefoniche;
- Persone a passeggio o immobili proprio al centro della scena.
Non è quasi mai possibile evitarli, e riportare a casa una foto sbagliata in partenza non aggiungerà niente al nostro portfolio immagini.
Purtroppo più passa il tempo e più gli elementi di disturbo aumentano
La maggior parte delle foto scattate fino agli anni Sessanta / Settanta non sono più ripetibili. Il paesaggio urbano ed extraurbano è cambiato radicalmente, e le belle inquadrature anche cinematografiche di un tempo non sono più possibili. Il territorio viene deturpato da chiunque debba farci un qualsiasi tipo di lavoro di edilizia pubblica o privata, senza considerare l’impatto negativo che avrà sulla sua immagine.
Gli elementi di disturbo nella fotografia di interni
Conosco questo genere fotografico perché lo pratico, e so che a un estraneo dell’argomento potrebbe sembrare strano, ma è forse il genere di fotografia dove gli elementi di disturbo sono più frequenti. Noi tutti vediamo fotografie di interni e siamo abituati a vederle (più o meno…) quasi perfette: stanze di hotel ben ordinate, foto architettoniche impeccabili, interni di ristoranti o di sale congressi che sembrano appena uscite dal tavolo da disegno. Ma dietro queste fotografie di interni ben realizzate c’è spesso un fotografo (talvolta con un assistente o un piccolo staff) che si è dato da fare per mettere ordine nell’ambiente prima di fotografarlo. Spesso è sufficiente togliere dalla stanza e dall’inquadratura quello che non aggiunge niente alla foto, magari contro la resistenza del titolare, che però quando vedrà la foto consegnata, scattata come ha preteso il fotografo, si ricrederà non poco.
Cosa possiamo fare allora?
Semplicemente armarci di tutte le nozioni possibili per una gestione ottimale dell’inquadratura, e rifiutarsi di perdere tempo cercando di inquadrare qualcosa che è ingombro di oggetti di disturbo, perché la foto ne risentirà negativamente fin dallo scatto. A volte cambiare punto di ripresa, e soprattutto riuscire ad elevarlo, risolve abbastanza bene, ma laddove la partita è persa in partenza io evito di scattare, per non dover sprecare tempo in postproduzione e occupare spazio nel disco del computer con materiale di secondo o terzo ordine.
Le tre foto in alto non sono mie, ma di Alberto Goiorani, mio compianto Maestro di bianconero, il quale mi ha tanto insegnato sulla fotografia e sull’inquadratura, prima ancora che andassi a scoprire gli insegnamenti di Ansel Adams. In nessuna delle sue stampe bianconero (parliamo di stampa analogica da negativo) ho mai visto un solo elemento di disturbo.
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